Mica ti andrai a allenare a Bologna?!?!?!
“Mica ti andrai a allenare a Bologna?!?!?!” mi disse un venerdì mattina di fine ottobre una mia collega quando le annunciai che la sera mi sarei fatta un’ora di appennino in cambio di un’ora di aula di capoeira.
“Sieeee, ti immagini! Lo faccio solo per far contenta la Veronica, che da un mese mi stressa l’anima perché vada a conoscere questo benedetto professore bolognese” fu la mia scettica risposta quella mattina alla macchinetta del caffè del Polo Scientifico dell’Università di Firenze.
Mai più ho così a pieno apprezzato il senso del detto ‘Le ultime parole famose’.
Partimmo al suono di Guccini, io e lei, alla volta di Modena, su una strada fisicamente assai ghiacciata e metaforicamente senza ritorno.
Quanto mi piace ricordare quella sera. Iniziammo la lezione con un lunghissimo riscaldamento a cui mi ero del tutto disabituata e continuammo con l’aula di capoeira: au, au agulha, bananeira, macaco.
“Se questo riesce a insegnarmi il macaco ti giuro, Vero, che divento Palmares”. Poi fu la volta della queixada e della meia lua di compasso di fronte alla sedia. A fine lezione, andammo a Bologna dove gli altri avevano appena finito una roda. Ciò che ricordo meglio, apparte il freddo assassino di quella notte, è il meraviglioso porta-berimbau all’uncinetto di Mattia.
Sono passati tre anni e parecchia acqua sotto i ponti. Il macaco ancora non mi viene per bene, ma quella maglia non l’abbandono più.