La storia e l'attualità del Gruppo Capoeira Angola Palmares del prof. Paahppi in Italia...più precisamente in Toscana!

mercoledì, gennaio 24, 2007

Il grande incontro

Un freddo assassino. Partiamo con la fu Palmobile in triade d'attacco Pitù-Veronica-Jolly su un Appennino innevato in pilota automatico. Direzione Bologna. Goal: Ginga-è-Bell.
Un Ginga è Bell carico di attesa... Attesa per colui di cui tanto avevamo sentito parlare, per cui tanto sudore avevamo versato, su cui tante speranze erano state riposte.
E' sufficiente la suspence?
Ok
Attesa per l'entrata in scena di Paahppi.

Arriviamo in Piazza Maggiore e ci agghindiamo da babbinatali. Berimbaus in postazione e inizia la roda. Io, ancora in preda a ansia e vergogna da cambio di stile, mi faccio una forza disumana e abbozzo un primo gioco con Veronica che forse non esce neanche troppo male (per fortuna non ci sono video e quindi lascio che la trasfigurazione nella memoria me lo faccia ricordare tale). Giocano tutti, giochiamo una ventina di minuti, ma della guest star nemmeno l'ombra. Non ci avrà mica dato buca, eh? Il nervosismo sale.
A un certo punto ti vedo uno in jeans, maglione e cappellino bianco da sci (T_esterna=0 °C) che spezza l'aria a grandi falcate, supera il pubblico, taglia la roda e zaaaaaaaaac compra il gioco.
Scambio eloquente di sguardi Jolly-Pitù, entrambe fissiamo Veronica che mette su quella sua aria da "io so e voi no, comunque, sì, è lui!", secondo scambio di sguardi Jolly-Pitù in stile "pronte per l'analisi a raggi X" e sei occhi puntati sul cappellino da sci.
Primo gioco, secondo gioco, terzo gioco... non mi ricordo quanto cavolo ha giocato ma mi ricordo di aver distintamente pensato "Oh che è, questo non si stanca?" Beata innocenza!

Finisce la roda, applausi, baci, abbracci, presentazioni.
"Paahppi"
"Pitù, benvenuto!"
Sintetici, essenziali. Il modus-operandi del nostro rapporto si è creato quel giorno.

Ce ne torniamo a Firenze alla volta della festa di laurea di un altro elemento niente male, la Pititinga.
Vin brulè al mercatino di Natale a Montagnola "Che ti devo dire Vero, non siamo mica poi cascati tanto male!"

sabato, ottobre 14, 2006

Mica ti andrai a allenare a Bologna?!?!?!

“Mica ti andrai a allenare a Bologna?!?!?!” mi disse un venerdì mattina di fine ottobre una mia collega quando le annunciai che la sera mi sarei fatta un’ora di appennino in cambio di un’ora di aula di capoeira.
“Sieeee, ti immagini! Lo faccio solo per far contenta la Veronica, che da un mese mi stressa l’anima perché vada a conoscere questo benedetto professore bolognese” fu la mia scettica risposta quella mattina alla macchinetta del caffè del Polo Scientifico dell’Università di Firenze.

Mai più ho così a pieno apprezzato il senso del detto ‘Le ultime parole famose’.

Partimmo al suono di Guccini, io e lei, alla volta di Modena, su una strada fisicamente assai ghiacciata e metaforicamente senza ritorno.

Quanto mi piace ricordare quella sera. Iniziammo la lezione con un lunghissimo riscaldamento a cui mi ero del tutto disabituata e continuammo con l’aula di capoeira: au, au agulha, bananeira, macaco.
“Se questo riesce a insegnarmi il macaco ti giuro, Vero, che divento Palmares”. Poi fu la volta della queixada e della meia lua di compasso di fronte alla sedia. A fine lezione, andammo a Bologna dove gli altri avevano appena finito una roda. Ciò che ricordo meglio, apparte il freddo assassino di quella notte, è il meraviglioso porta-berimbau all’uncinetto di Mattia.

Sono passati tre anni e parecchia acqua sotto i ponti. Il macaco ancora non mi viene per bene, ma quella maglia non l’abbandono più.